
Conobbi il Ga’ nel lontano 1964, quando entrò al centro Saclant. Fu assunto nel Sound Propagation Group, come analista, aveva fatto il liceo scientifico e non so se si era inscritto all’università, ma che non credo abbia mai frequentato. Il posto richiedeva una buona conoscenza di matematica da poter essere applicata all’analisi dei dati rilevati in mare. All’inizio non ci frequentammo molto, visto i pochi contatti che per motivi di lavoro avevamo, lui in un gruppo ed io al vecchio computer, regalo della marina americana al Saclantcent. L
e nostre frequentazioni erano appena limitate al “Ciao”, “Ciao” quando ci incrociavamo nei corridoi.
Nel ’65 il vecchio computer venne dismesso, ormai obsoleto, ed io fui passato al laboratorio generale dove lavoravamo su richiesta dei vari gruppi di ricerca costruendo apparecchiature specifiche richieste e progettate dai ricercatori, (chiamati Scienziati) dei vari gruppi. A seconda del progetto per cui lavoravamo capitava anche, se il progetto era abbastanza grande, di venir passati al gruppo per cui lavoravamo.
E così accadde a me di venir passato al Sound Propagation prima per brevi periodi e poi in maniera definitiva. E fu così che mi ritrovai nello stesso gruppo del Ga’.
Dopo un po’ di tempo iniziammo a frequentarci, lui era piuttosto serio, aveva un paio d’anni più di me, sposato come me ed aveva due figli, maschio il più grande e la figlia per la quale stravedeva, perché mi sono accorto, poi col passare del tempo che aveva una certa predilezione per le femmine. Oh, intendiamoci bene, niente di male, tutto secondo la più ferrea onesta di marito e padre di famiglia, ma gli piaceva intrattenersi a parlare con le donne e queste ne erano felici. anche perché da giovane era un discreto ragazzo.
A quei tempi cominciarono le crociere di lavoro accompagnate da imbarcazioni più piccole come i dragamine che dovevano lanciare le sorgenti sonore costituite da bombette di profondità. E sia Alberto che Mari, un altro analista più anziano iniziarono a seguire il bombardiere per coordinare sia i run della nave e organizzare con il bombardiere i collegamenti via radio con la nave madre dove mi trovavo io al seguito delle apparecchiature da noi costruite. Passato quel periodo ci fu un po’ di rivoluzionamento del personale. Fu costituito un unico laboratorio affidato all’ing. Barbagelata con compiti di progettazione, costruzione e siccome era sopravvenuto anche l’uso del computer per l’analisi dei dati anche Alberto si ritrovo con noi nel nuovo gruppo denominato EED (Enginering Eletronic Department)
In quel periodo sia io che Alberto ci mettemmo a dieta e mangiavamo a mezzogiorno una mela che ci portavamo da casa. Quante mele ci siamo mangiati a quel tempo; lui alla sua scrivania ed io all’ora di pranzo andavo nel suo ufficio, mi mettevo davanti a lui e ci mangiavamo quelle mele scherzando e ridendo, poi, se era bel tempo andavamo a fare un giretto per i moli della marina militare e parlavamo e ci raccontavamo di tutto, da quello che succedeva nelle reciproche famiglie ai vari pettegolezzi che sentivamo in giro per il centro, e se ogni tanto io mi arrabbiavo per qualche controversia, calmo calmo sorridendo mi diceva :”Piero, non cominciare a fare le bizze” allora lo guardavo e tutto finiva in una risata.
Povero Ga’ ! quanto abbiamo riso assieme! Era proprio un brava persona, religiosissimo, ma di una religione intelligente, non bigotta. che sapeva capire anche coloro che non lo erano, come me. Forse per questo andavamo tanto d’accordo. Io rispettavo le sue idee e lui le mie. Quando andò in pensione nel ’96 usufruendo di una buonuscita data dal Centro per sfoltire un po’ di personale per me fu un dispiacere e i sette anni che rimasi prima del mio pensionamento furono più tristi come se mi fosse venuto a mancare un qualcosa di cui non mi rendevo conto. Caro Ga’ ci vedevamo soltanto in ricorrenza dei pranzi di noi pensionati, comunque non mancavamo mai di darci un colpo di telefono per sentirci ancora e avere notizie delle proprie famiglie.
Ed ora alla luce dei fatti, considerando anche la perdita di Enzo avvenuta pochi giorni fa, mi domando se tutto quello che facciamo nella vita specie quando ci arrovelliamo su questioni abbastanza futili sia veramente giustificato. Ciao Ga’.